Medico e psicoterapeuta, Valter Santilli è docente presso la Scuola di Ipnosi e Psicoterapia Ericksoniana (S.I.I.P.E./Roma). Ha curato con Camillo Loriedo la pubblicazione del volume La relazione terapeutica (Franco Angeli, 2000). Le sue più recenti pubblicazioni sono: Il terapeuta in gioco. Tra arte, letteratura e psicoterapia(Carabba, 2013); con Antonello Carusi, Laing R.D., L’ombra del maestro (Alpes, 2015). Ha curato l’edizione italiana del libro di Gabrielle Rubin Il romanzo familiare di Freud (Alpes, 2018). Scrive periodicamente su questo blog, sul quale ha pubblicato «Le complesse oscurità dell’Edipo Re», un commento alla rappresentazione teatrale di Robert Wilson, 2018, e due brevi saggi su Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci di Sigmund Freud (Parte 1, 2019; Parte 2, 2020).
Doriano Fasoli: È stata pubblicata dall’editore Alpes, nel maggio 2022, la traduzione italiana del libro di André Green Rivelazioni dell’incompiuto. Leonardo da Vinci. Chiedo al curatore dell’edizione italiana, Valter Santilli, non solo di introdurci ai temi principali del libro, ma anche di parlarci della genesi di questo progetto editoriale.
Valter Santilli: Grazie Doriano, rispondo volentieri alle tue sollecitazioni. Il libro di André Green Révélations de l’inachèvement. Léonard de Vinci era uno dei pochi libri del famoso psicoanalista francese non ancora pubblicati in italiano. La pubblicazione italiana arriva nel decennale della scomparsa di Green e vuole essere anche un omaggio a questo grande psicoanalista, autore prolifico di saggi che hanno esplorato non solo nuovi territori della ‘cura’ ma anche nuove aree del ‘sapere interdisciplinare’.
Il progetto di traduzione di questo libro, bello e misconosciuto, nasce grazie alla virtuosa sintonia che nel 2020 si è creata con Lorena Preta, che ha scritto una intensa e densa prefazione a questa edizione italiana del libro, e con Andrea Baldassarro, che stava progettando una nuova collana editoriale, chiamata «Sconfinamenti». Venni a saper di questo libro quando lessi il contributo di Lorena Preta nel libro curato da Baldassarro La passione del negativo,omaggio al pensiero di André Green, pubblicato da Franco Angeli nel 2018. Mi incuriosirono molto le citazioni di Lorena Preta da questo testo di Green. Con qualche difficoltà riuscii poi ad averne una copia e quando lo lessi mi catturò talmente che proposi sia a Baldassarro che a Preta la pubblicazione in italiano.
Dunque la pubblicazione italiana del libro nasce grazie al felice e collaborativo incontro di tre professionisti nel campo della salute mentale interessati alle applicazioni della psicoanalisi in aree che sono al di fuori della ‘cura’, a quegli aspetti delle produzioni culturali nelle quali si rinvengono le tracce dell’inconscio dei loro autori. Come e perché sono stati importanti questo incontro e questa sintonia per la realizzazione editoriale del libro?
Devo riconoscere che se non ci fosse stata questa sintonia, se non avessi avuto il sostegno di Lorena Preta e l’accoglienza di Andrea Baldassarro, che ha riservato al libro la prima pubblicazione nella collana «Sconfinamenti» da lui diretta presso Alpes, certamente non sarebbe bastato il mio solo entusiasmo per riuscire a realizzare la pubblicazione italiana di un libro tanto speciale. Lorena Preta e Andrea Baldassarro sono due psicoanalisti che hanno conosciuto personalmente André Green e lo hanno frequentato non solo professionalmente, sono entrambi dei profondi conoscitori del suo pensiero. È stato per me un grande privilegio quando i miei autorevoli interlocutori hanno voluto affidarmi la traduzione di questo ricco e complesso testo di Green. Devo inoltre ringraziare Anita Cocciante che ha collaborato con entusiasmo, come consulente di lingua francese, alla traduzione del libro. I suggerimenti, lo scambio di idee che ho avuto con loro durante il lavoro di traduzione sono stati per me dei preziosi strumenti di lavoro. Per tutti noi è stata – ed è – forte la convinzione del grande valore conoscitivo e culturale di questo originale lavoro di Green.
Qual è, secondo te, lo specifico valore scientifico e culturale di questo libro poco noto, anche agli specialisti del campo, del famoso psicoanalista francese?
È un libro che testimonia il particolare interesse del suo autore per l’arte figurativa e per la storia dell’arte, antica e moderna, testimonia la particolare competenza di Green in questi ambiti culturali. Il sapiente intreccio di psicoanalisi freudiana e di storia dell’arte, dell’arte e della tecnica del disegno e della pittura di Leonardo riapre autorevolmente il sentiero fondato e percorso da Freud, Green lo ripercorre criticamente per portarsi più avanti e avanzare non solo nella conoscenza più profonda di Leonardo e delle sue opere d’arte ma, in maniera oltremodo convincente – perché si ‘rivelano’ nella trama dello splendore figurativo delle opere d’arte di Leonardo, – anche di alcuni temi cruciali della clinica psicoterapeutica e psicoanalitica in particolare, quali il narcisismo, l’identità sessuale e il complesso di Edipo.
Dunque questo libro nella sua essenza sviluppa le tesi del saggio di Freud Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci, pubblicato nel 1910?
Green ripercorre le vicende che hanno segnato il «ricordo d’infanzia», soprattutto a causa dell’incidente di traduzione del testo di Leonardo, analizzato da Freud, che trasforma il ‘nibbio’ in ‘avvoltoio’. Rileggendo il testo di Freud, Green arriva alla conclusione che se anche togliessimo di mezzo il tema dell’avvoltoio – sul cui significato Freud nel suo saggio ha molto elaborato – il saggio sul «ricordo d’infanzia», storicamente, conserva intatto il suo grande interesse clinico continuando ad essere, dal punto di vista letterario, uno degli scritti di Freud esteticamente più apprezzabili. Green ne consiglia la lettura a tutti coloro che desiderano avvicinarsi al genio di Leonardo, non solo agli psicoanalisti e agli storici dell’arte, ma a tutti coloro che desiderano averne una conoscenza non di superficie. In questo suo saggio su Leonardo, Green rimane nel solco tracciato da Freud ma, diversamente da Freud, egli si avvicina a Leonardo non attraverso l’analisi di un suo scritto, bensì attraverso lo sguardo, contemplando un suo disegno, il cosiddetto Cartone di Londra, senza ritrarsi al cospetto della perturbante bellezza estetica di quest’opera incompiuta: la scintilla dalla quale il libro scaturisce proviene realmente da questa sua particolare ‘esperienza estetica’. Lorena Preta, nella prefazione all’edizione italiana, densa e partecipe, mette particolarmente in rilievo questo aspetto: ella scrive che l’uscita italiana di questo libro poco conosciuto di Green suscita un’emozione simile a quella che si potrebbe provare quando si rinviene un «manoscritto segreto o una sonata mai eseguita», sottolineando che Green trasfonde nel libro la propria esperienza soggettiva, estetica ed estatica, matrice del suo lavoro di analisi del disegno di Leonardo.
Cosa ti colpisce di più degli argomenti che Green sviluppa in questo libro a partire dalla sua esperienza di contemplazione estetica di quest’opera di Leonardo?
Mi colpisce molto la sensibilissima capacità di Green di ‘entrare’ nel dettaglio, anche tecnico, di questo disegno incompiuto di Leonardo. Solo un osservatore non solo sensibile all’espressione artistica, ma anche competente in questo campo, avrebbe potuto commentare questo disegno in quel modo: Green si sofferma su quest’opera con lo sguardo critico di un appassionato d’arte che va alla ricerca del ‘significato’ dell’opera. Posa il suo sguardo sia sulla parte ‘alta’ che sulla parte ‘bassa’ del disegno, sia nel senso spaziale-geometrico che simbolico-metaforico. Colpisce inoltre la sua capacità di lasciarsi andare al piacere estetico della forma e al ‘momento di estasi’ che da questo pure scaturisce, di rimanere nel lampo della dispercezione che apre le porte alla ‘rivelazione’ di un fantasma originario inconscio che Green nel libro si dispone a condividere analiticamente con il lettore. Nella brevissima durata di questo suo coinvolgente momento esperienziale si rivela la materia ‘confusa’ che Green poi lavorerà analiticamente per renderla duttile e comprensibile, per primo a se stesso, e quindi trasmissibile agli altri.
Su questo tema delle ‘immagini’ mi viene in mente l’idea-concetto de L ‘immagine insepolta, il titolo del magnifico libro di Georges Didi-Huberman su Aby Warburg: «l’immagine è ciò che del passato sopravvive e torna a inquietare lo sguardo». Si afferma così una sorta di ‘rivalutazione’ del sintomo – in questo caso la dispercezione o la quasi-allucinazione che coglie inaspettatamente Green – quale via d’accesso privilegiata per «sentire la voce dei fantasmi»: Didi-Huberman a proposito della nozione di ‘sopravvivenze’ – nel campo storico e antropologico – scrive che esse sono la specifica espressione di quelle ‘tracce’ che conducono al ‘significato’.
Green riconosce il primato dell’immagine rispetto al linguaggio, sia nelle rappresentazioni dell’inconscio sia nei processi psichici che portano alla conoscenza per mezzo dell’intelletto. Accomuna Leonardo e Freud anche per l’importanza che entrambi danno al ‘figurabile’: egli scrive che entrambi vogliono essere «interpreti del grande testo della Natura» e che il ricorso all’immagine, alla rappresentazione di cosa, da entrambi viene considerato come il mezzo più fedele per riuscire a delimitare «la verità del reale.»
Dunque il Cartone di Londra è l’opera di Leonardo sulla quale Green nel libro si concentra particolarmente. Da dove scaturisce il suo interesse per questo disegno?
Nella «Prefazione» Green afferma che la motivazione centrale che lo ha spinto a scrivere il libro è stato il suo bisogno di rendere giustizia a questo disegno incompiuto di Leonardo, esposto alla National Gallery di Londra, che da sempre è stato trascurato dagli storici dell’arte a favore del dipinto Sant’Anna esposto al Louvre, del quale il Cartone probabilmente è il disegno preparatorio. Green si meraviglia che lo stesso Freud abbia dedicato solo poche righe a quest’opera, nonostante che essa, molto più del dipinto del Louvre, esprima rilevanti contenuti psichici del suo autore: è nel disegno incompiuto che Green rinviene le tracce esplicite degli elementi inconsci di Leonardo. Egli scrive chiaramente nella prefazione: «Partendo dal Cartone di Londra mi propongo di tornare a Leonardo».
Cosa può esserci di ‘attuale’, culturalmente, in questo esercizio di studio e di recupero di un disegno ‘incompiuto’ di Leonardo da parte di un autorevole e versatile psicoanalista, particolarmente sensibile verso l’espressione artistica?
Secondo me un libro rimane ‘attuale’ non solo se continua a creare interesse, inducendo delle nuove conoscenze intellettuali in colui che legge, ma se esso è anche emotivamente coinvolgente ed è bello da leggere. Da lettore giudico riuscito un ‘saggio’ quando la qualità dei contenuti e lo stile della forma letteraria vanno di pari passo. In questo testo lo stile di Green è spesso colloquiale, diretto e interlocutorio, egli a volte si rivolge al lettore coinvolgendolo anche su alcune questioni di metodo. Nel «Post scriptum» vengono descritti alcuni colpi di scena – cronologicamente essi intervengono dopo che l’autore considerava ormai terminato il suo lavoro – che riaprono alcune questioni cruciali che sembravano essere rimaste senza risposta. Green narra questi sorprendenti colpi di scena che senza dubbio rimettono in discussione, e arricchiscono, le conoscenze ormai acquisite su Leonardo e su Freud, a partire dal Cartone di Londra.
È un libro ‘vivo’ che ci trasmette emozioni e conoscenze, bello da leggere, frutto di un lavoro ‘sperimentale’: in sintonia con la concezione che Green aveva della psicoanalisi quale ‘discorso vivente’, questo testo, arricchito e accompagnato da numerose illustrazioni di disegni e di opere pittoriche di Leonardo, ci trasmette le emozioni del suo autore, in statu nascendi, di fronte ad un’opera d’arte incompiuta di Leonardo e, attraverso questa, l’intensa meraviglia che suscita il significato dell’opera e le conoscenze che da esso scaturiscono.
Per riuscire a delineare sinteticamente la caratura culturale delle opere di questo grande psicoanalista, mi piace ricordare il succo dell’articolo di commemorazione pubblicato su Le Monde il 24 gennaio del 2012, dove veniva sottolineato che André Green non era stato uno psicoanalista come gli altri, che a lui non bastava essere un grande clinico e un creativo teorico:
«È ai grandi umanisti del Rinascimento che André Green fa pensare: desiderio di conoscenza, significato dell’esplorazione intellettuale, gusto del dialogo, delle scoperte e delle polemiche e la volontà di proseguire nella comprensione dell’enigma umano”.»
(Giugno 2022)
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