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Diego Rivera, Zucchero di canna. 1931. |
A
prima vista affrontare il tema dei rapporti tra Colletti e Foucault potrebbe
sembrare tempo perso. Foucault non è ancora stato pubblicato interamente, ma
per quello che ho potuto leggere finora il nome di Colletti non sembra
comparire nelle sue opere. In Colletti compare, ma solo due volte. La prima
citazione è in Pagine di filosofia e
politica (Colletti 1989, p. 125), ripresa letteralmente in Fine della filosofia e altri saggi (Colletti
1996, p. 36), e non ha il minimo rilievo. La seconda è in Tra marxismo e no (Colletti 1979, pp. 61-2), ed è più interessante,
anche se molto breve. Colletti infatti individua nello strutturalismo francese,
in particolare Michel Foucault, la fonte della concezione della scienza (della
storia come scienza) di Althusser. In realtà la concezione della storia e della
scienza di Michel Foucault, come ha dimostrato Paul Veyne, è molto più
complessa di quella strutturalista e di quella di Althusser, e lo stesso
Foucault ha sempre preso le distanze dallo strutturalismo. Quello che sembra emergere
dalla seconda citazione, in ogni caso, è una sottovalutazione di Foucault da
parte di Colletti, e uno scarso interesse per la sua opera.
Forse
si potrebbe anche parlare di ostilità: Foucault era tra gli intellettuali
firmatari del Manifesto contro la
repressione del luglio ’77, ed appoggiò pubblicamente il Movimento
studentesco dello stesso anno. Ma
Colletti era stato una delle ‘vittime’ di questo stesso movimento, che
all’apertura dell’Anno accademico gli aveva impedito ripetutamente di fare
lezione, costringendolo a procurarsi un insegnamento nella più tranquilla
Svizzera. E conoscendo il carattere passionale di Colletti, difficile non
pensare che in questo palese disinteresse interagissero anche motivi personali.
L’ostilità
del Movimento studentesco del ’77 nei
confronti di Colletti – a voler essere generosi – si legava alle polemiche
suscitate in Italia dalla pubblicazione dell’Intervista politico-filosofica e dell’accluso saggio Marxismo e dialettica, usciti nel dicembre
del 1974 presso Laterza. Tanto a destra quanto a sinistra si era data
immediatamente una lettura politica dell’opera. A destra Colletti era stato
esaltato come una sorta di Paolo a Damasco, che finalmente aveva visto la luce
e aveva rotto col marxismo, il vaso di Pandora di tutti i mali. Dal canto suo la
sinistra, in particolare quella legata al PCI, era partita a testa bassa,
accusando Colletti di ‘tradimento’ e innescando un effetto domino che sfocerà
nell’aperta ostilità verso Colletti degli studenti del Movimento del ’77. Se si
pensa che Colletti e La Sinistra, il
mensile da lui diretto, erano stati uno dei punti di riferimento del Movimento
studentesco del ’68, questo improvviso voltafaccia della sinistra, ancora oggi,
non può non suscitare perplessità.