Cesare Mazzonis nasce a Torino nel 1936. Ha ricoperto diversi ruoli nell’ambito della cultura musicale italiana: è stato, infatti, direttore artistico della Scala per dodici anni, direttore del Teatro del Maggio Musicale fiorentino per undici anni, consulente al Bol'šoj di Mosca, ad Atene, e per Claudio Abbado. Dopo aver vissuto e lavorato a Buenos Aires, Londra, Roma, Milano e Firenze, è stato fino al 2016 di stanza a Torino come direttore artistico dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Oltre che alla musica, Cesare Mazzonis si è sempre dedicato anche alla scrittura: pubblica i romanzi La vocazione del superstite (1973) e Il circolo della vela (1975) per Einaudi e La memoria fastosa (1987) per Feltrinelli. Traduce Arno Holz e Bertolt Brecht per spettacoli di Luca Ronconi e Federico Tiezzi. Sempre per Ronconi scrive il testo dello spettacolo Nel bosco degli spiriti (2008), adattamento del romanzo di Amos Tutuola La mia vita nel bosco degli spiriti; mentre per Aleksandr Raskatov il libretto d’opera Cuore di cane, adattato dall’omonimo racconto di Bulgakov e andato in scena presso il De Nationale Opera di Amsterdam (2010), l’English National Opera di Londra (2010), La Scala di Milano (2013) e l’Opéra de Lyon (2014). Il suo penultimo ultimo libro si intitola Ragnatele sul nulla, pubblicato da Le Lettere: un insieme di riflessioni sul tempo, la morte, le illusioni umane, imbastito e compilato nel corso di molti anni di vita e di lavoro.
Doriano Fasoli: Mazzonis, partiamo dal tuo ultimo libro Fine delle fenici, appena pubblicato da Alpes. Come è nata l’idea? E come si pone rispetto ai tuoi precedenti libri di narrativa?
Cesare Mazzonis: L'idea è nata da letture e ricordi svariati: la Bibbia (la storia Sacra dell'infanzia), Frazer e il suo Ramo d'oro, la mitologia e l’epica greca, un pizzico di Mahābhārata. Con riflessioni o serie o svolto il tutto in grottesco. Poi una lunga riflessione un po’ incantata sul mondo vegetale. Rapporti con i libri precedenti? Forse nessuno.
Sei al passo con la letteratura odierna? Potresti indicare qualche titolo che ti ha particolarmente entusiasmato negli ultimi tempi?
Non direi che sono al passo. Faccio parte della commissione per il Premio Strega, e di media, salvo qualche rarissima eccezione, trovo la cosa un po’ deprimente. Storie minimali: amori, fidanzati, madri e figli, nuore e nonne, frustrazioni sul lavoro… Come suol dirsi: un par di palle! E quasi tutto (colpa degli editori, dei curatori, degli scrittori stessi) con un linguaggio senza personalità, frasi corte per non affaticare le meningi dei miseri lettori, qualche parolaccia per essere «in»… una pena. Certo, ci sono state eccezioni: pochissime. Un libro che mi abbia entusiasmato, ma ormai sono passati gli anni e guarda caso mai ripubblicato: Nel cuore dell'inverno di Dominic Cooper (Einaudi). Manco ripubblicato in Inghilterra. Proprio non capisco la politica delle case editrici, salvo casi rari: pubblicano, sperano in risultati a breve termine, di media non li hanno e mandano al macero, e ricominciano da capo. Non parliamo nemmeno di arte, per carità, semplicemente di introiti che non vedo.