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2 aprile 2019

«Storie nere in stanze d’analisi. Conversazione con Marcello Turno» di Doriano Fasoli



Marcello Turno è psichiatra e psicoanalista, membro dell’International Psychoanalytical Association (IPA) e della Federazione Europea di Psicoterapia Psicoanalitica (EFPP). Appassionato di scrittura sperimentale è stato autore di numerose azioni sceniche per teatro danza, fra cui Pater nosterIchspaltungMetamorphosisSaffeides, realizzate dal Nouveau Theatre du Ballet International di Venezia e da Immagine Danza. Ha scritto per il teatro ElectraIo Cesare, Bruto, forse la rivoluzione, messo in scena con un gruppo di tossicodipendenti inseriti in un programma di recupero, di cui ha curato anche la regia. Ha collaborato alla sceneggiatura del TV movie L’uomo del vento. Ha pubblicato per Alpes Il mancato suicidio di Luigi Pirandello (2013) e per lo stesso editore, in questi giorni, Storie nere in stanze d’analisi. Vive e lavora a Roma.

Doriano Fasoli: Dottor Turno, Storie nere in stanze d’analisi. Un titolo forte! Spaventa un po’. Di che si tratta?

Marcello Turno: Sono cinque racconti, organizzati in un volume il cui indice richiama volutamente a un trattatello di psicoanalisi: «Una questione di transfert», «Analisi interminabile», «La seduta d’analisi», «Enactment» e «Psicoanalisi futura». Più che spaventare vuole essere un sovversivo, fuori dagli schemi tradizionali. Rompere la consuetudine a cui ci ha abituato In Treatment. Nei miei racconti il protagonista è la relazione paziente-analista. C’è sempre qualcosa che porta ad agire o l’uno o l’altro.

Analisti o pazienti che diventano killer, appunto. Non teme di attirarsi le ire dei suoi colleghi?

A leggerli bene i racconti ironizzano sui tic e gli stereotipi degli analisti. L’ho già detto in una intervista televisiva: vediamo se sanno sorridere. A volte si prendono troppo sul serio e fino ad ora, escluso Woody Allen e Moni Ovadia, non mi sembra che ci siano altri a prenderli in giro.

Nel suo libro condensa il paradigma indiziario della crime investigation con teorie psicoanalitiche. A detta di chi ha letto Storie nere in stanze d’analisi riesce a farlo egregiamente. Sembra quasi che siano casi clinici. Come mai questa idea?

Sono convinto che un buon psicoanalista debba essere un investigatore della mente. Comunque è una deriva autobiografica. Da ragazzo, ma anche in età adulta, sono stato un accanito lettore di letteratura gialla e nera e molte altri generi ancora. Dove mi è possibile dissemino omaggi. Ad esempio rimasi colpito che Raymond Chandler stette giorni interi per decidere se usare una frase: «l’ombra […] gli tagliò la faccia». Io questa frase l’ho usata. È diventata «l’ombra gli tagliò la testa», è un omaggio a lui. Non vedevo l’ora. A mo’ di mosaico ho incastrato il background culturale con teoria e pratica psicoanalitica e sono nati i racconti.

6 ottobre 2013

«Il mancato suicidio di Luigi Pirandello. Conversazione con Marcello Turno», di Doriano Fasoli

Marcello Turno è medico psichiatra e psicoanalista, membro della International Psychoanalitic Association e della European Federation for Psychoanalytic Psychotherapy in the Public Sector. Insegna nel corso di laurea triennale e della laurea magistrale di Psicologia del Dipartimento di Scienze Umane della Lumsa di Roma.
Autore di numerosi saggi e curatele, ha recentemente pubblicato Una notte senza luna. Manuale di base per l'orientamento degli operatori psicogeriatrici per i tipi La Biblioteca by ASPPI. Vive e lavora a Roma.
Il mancato suicidio di Luigi Pirandello (pubblicato da Alpes a dicembre) è un riuscito tentativo di coniugare il saggio con la finzione. Un componimento che grazie a una scrittura veloce, pur facendo ricorso a concetti che rimandano a Sigmund Freud, a Melanie Klein e a Ignacio Matte Blanco, si concede solo parzialmente al linguaggio complesso della psicoanalisi.
Come scrive nella prefazione Fiorangela Oneroso, la scioltezza, la gradevolezza, la felice leggibilità di questo denso saggio sta nel fatto che Turno affronta il tema dello sdoppiamento, o della duplicità, procedendo sempre in modo scientificamente rigoroso ma con un'agile scrittura letteraria.

Doriano Fasoli: Pirandello in treatment: qualche lettore, sull'onda di questo popolare serial sulla psicoanalisi, ha così definito questo suo saggio/finzione. Lo possiamo affermare?

Marcello Turno: In un certo qual modo è vero, anzi lo si dice nel libro stesso: se Pirandello in un momento particolare della sua vita si fosse rivolto a uno psicoanalista cosa avrebbe potuto raccontargli? Certamente la sua storia, ma attraverso la finzione letteraria de Il fu Mattia Pascal.

Ma Pirandello e Turno come si sono incontrati?

Alcuni decenni fa… I Sei personaggi in cerca d'autore, per intenderci. Una rivelazione, una violazione della logica teatrale e del pensiero razionale. Un sogno, una pura espressione dell'inconscio, su cui Matte Blanco molto ha scritto. Ma quello fu un incontro fugace e perturbante. Poi, a metà degli anni Ottanta mi occupai di una messa in scena per teatro-danza sulla vita di Pirandello. Fu in quella circostanza che, seguendo le sue tracce ancora visibili, incontrai persone che avevano conosciuto sia lui che sua moglie, potei acquisire particolari sulla loro vita, lessi molte opere, ma, soprattutto notizie sulla sua vita. E fu così che capii che Il fu Mattia Pascal era il romanzo più autobiografico della sua vita. E nella veste di Mattia Pascal, Pirandello è andato in analisi, svelando i suoi desideri più profondi e allo stesso tempo irrealizzabili.