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21 giugno 2018

«Banco di prova. Intervista a Patrizia Carrano» di Doriano Fasoli



Patrizia Carrano è nata a Venezia ma vive a Roma. Ha scritto per molti giornali, fra cui Sette, il magazine del Corriere della Sera, per la televisione, il teatro e la radio. Fra i suoi libri più noti La Magnani. Il romanzo di una vita (Rizzoli, 1992), Notturno con galoppo (Mondadori, 1996), Illuminata (Mondadori, 2000), Donna di spade (Rizzoli, 2005), Un ossimoro in lambretta (ItaloSvevo, 2016). È stata tradotta in cinque lingue.
Appena uscito per i tipi ItaloSvevo, Banco di prova. Indagine su un delitto scolastico rievoca un fatto di cronaca che ha avuto per protagonista un ragazzo di nome Claudio Liberati, studente dello storico liceo romano Torquato Tasso all'inizio degli anni Sessanta. Ne parliamo con l'autrice Patrizia Carrano.

Doriano Fasoli: Prima domanda, banale ma inevitabile. Com'è nata l'idea di questo romanzo breve?

Patrizia Carrano: Sono stata anch' io una allieva del Tasso negli anni in cui Claudio ha fatto il ginnasio e la prima liceo. Ma avevo volutamente seppellito in un angolo della mia memoria la sua vicenda, che pure mi aveva scosso profondamente. Più di mezzo secolo dopo sono tornata in quel liceo a tenere una lezione per un concorso letterario fra studenti e l'odissea esistenziale ed emotiva di Claudio mi si è parata davanti. Non potevo non scriverne, non potevo non cercare di capire il segno e il senso di quanto era accaduto.

Il sottotitolo del libro è Indagine su un delitto scolastico. Un delitto presuppone un colpevole. Sei riuscita a scoprirlo?

Direi che ho scoperto una congiura. Quella del mondo degli adulti nei confronti della giovinezza. Quella di una scuola autoritaria e non autorevole. Quella di un Paese – l'Italia del boom – che non era capace di ascoltare voci dissonanti. Quella di genitori ciecamente decisi a ottenere il «pezzo di carta» per i loro figli, allo scopo di salire sull'ascensore sociale. A quell'epoca l'Italia aveva un Pil che cresceva del 9% all'anno e un tasso di disoccupazione del 3%. Ora la pensiamo come un Paese felice e risolto. Non era così.

Tu parli di dati. Eppure il racconto ha un tono assolutamente letterario.

Era quello che volevo. Ho cercato di entrare letterariamente nel cuore di una classe di adolescenti dei primi anni Sessanta. Di percepire il disagio, la sofferenza che alcuni di loro hanno provato, e di farli miei. Non volevo scrivere un racconto a tesi. Non l'ho mai fatto, in nessuno dei miei libri.