14 ottobre 2012

«Intervista a Luigi Malerba» di Doriano Fasoli



Luigi Malerba
Oltre alle opere di narrativa, romanzi e racconti, Luigi Malerba (nato a Parma nel 1927) ha scritto testi per il cinema e la televisione e numerosi libri per ragazzi che, come quelli di narrativa, sono tradotti in tutto il mondo. Ha partecipato alle attività del Gruppo 63. Tra le sue opere ricordiamo: La scoperta dell’alfabeto (1963), Salto mortale (1968), Il protagonista (1973), Diario di un sognatore (1981), Il pianeta azzurro (1986), Il fuoco greco (1991), Le pietre volanti (1992), Che vergogna scrivere (1996), Itaca per sempre (1997), La composizione del sogno (2002), Ti saluto filosofia (2004). Ha vinto numerosi premi letterari, tra i quali il Médicis, il Mondello, il Grinzane Cavour e il Viareggio.

Malerba è scomparso a Roma l’8 maggio 2008. Con affetto vogliamo ricordarlo pubblicando questa intervista quasi interamente inedita.

Doriano Fasoli: Malerba, quando e perché decise di trasferirsi da Parma a Roma?

Luigi Malerba: Nel gennaio del 1950 sono scappato da Parma, una città civilissima ma con un clima insopportabile, caldo torrido d’estate e freddo glaciale d’inverno, e sono sbarcato nella Capitale. Una migrazione, la mia, come quella degli uccelli che vanno in cerca di condizioni di clima favorevoli. Fra parentesi dirigevo allora Sequenze, una rivista cinematografica alla quale collaboravano qualificati studiosi di cinema e letterati, da Guido Aristarco a Mario Verdone, da Mino Maccari a Ennio Flaiano: un ottimo biglietto da visita per l’ambiente cinematografico romano. Il clima, il cinema: due buoni motivi per trasferirmi a Roma. Intorno ai fasti e alle miserie della vita cinematografica ho scritto su Cinema Nuovo negli anni Cinquanta Le lettere di Ottavia, che ho ripescato nel 2004 e pubblicato con questo stesso titolo in un librino per l’editrice Archinto.

9 ottobre 2012

«Cosa è l'ideologia. Teoria e Storia» di Luciano Albanese




Trascrizione:

Si è parlato di «natura». Ora: c'è una cosa interessante in Marx che a me ha sempre colpito. Nei Manoscritti del '44 fa dei grandi elogi di Feuerbach. Ne L'ideologia tedesca, che è del '45, Feuerbach viene fatto a pezzi, sostanzialmente. Nel senso che si accusa Feuerbach di credere ad una natura che non esiste più da nessuna parte, salvo in qualche atollo corallino, se non ricordo male.

Ora, bisognerebbe, diciamo, tornare un attimo a perché Feuerbach aveva introdotto il concetto di «natura». Il progetto di Feuerbach è molto diverso dalla naturalizzazione delle categorie sociali di cui si è parlato qui. Il punto di vista di Feuerbach è, diciamo, anti-hegeliano. Cioè: Feuerbach tenta di recuperare una natura vera contro la natura finta di Hegel.

4 ottobre 2012

«Il mio cuore» di Frank O’Hara

Non starò sempre a piagnucolare
né riderò tutto il tempo,
non mi piace un “motivo” più dell’altro.
Avrei l’istantaneità dei pessimi film,
non solo di quelli barbosi, ma anche del genere
di prima classe delle megaproduzioni. Voglio esser
vivo quantomeno come il volgo. E se qualcuno
appassionato della mia vita incasinata dice: “Non è roba
da Frank!”, tanto meglio! Io
non mi metto sempre abiti grigi e marroni,
o sbaglio? No. Per l’Opera indosso camicioni da lavoro,
spesso. Avere i piedi scalzi voglio,
voglio un viso ben rasato, e il mio cuore…
non puoi programmare il cuore, ma
la sua parte migliore, la mia poesia, è allo scoperto.

(traduzione di Nicola D'Ugo)


[pubblicata in: Poesia, di Luigia Sorrentino, RaiNews, 22 febbraio 2011.]