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20 marzo 2018

«L’inconscio e l’aporia del nulla. Intervista a Gabriele Pulli» di Doriano Fasoli



L’inconscio e l’aporia del nulla (Moretti & Vitali, pp. 108, euro 12), l’ultimo libro di Gabriele Pulli, professore di Psicologia filosofica presso l’Università di Salerno, è una sorta di seconda parte del precedente Freud e Severino (Moretti & Vitali 2009; premio De Risio 2010).

Doriano Fasoli: Un altro suo libro, dunque, al confine fra tematiche psicoanalitiche e tematiche filosofiche…

Gabriele Pulli: Non è una cosa cercata ma una cosa trovata. Inizialmente, per me, per puro caso. Ero da poco tempo uno studente di filosofia e – all’epoca alla Standa – trovai in uno scaffale un libricino arancione dal titolo Al di là del principio del piacere, all’epoca al costo di mille lire. L’autore, ovviamente, era Sigmund Freud. Poiché non avevo ancora avuto un’esperienza forte con testi di filosofia, quello fu il mio primo rapporto diretto con la filosofia. Lo so che non si tratta di un testo filosofico in senso stretto, e neanche intendo dire che Freud sia stato un filosofo, ma vi trovai una gran quantità di problemi filosofici. E per di più di quelli che interessavano me. Intendo dire problemi in cui Freud si era imbattuto suo malgrado. Da allora mi è rimasta la convinzione che i problemi filosofici più profondi non siano quelli che ci si pone ma quelli nei quali ci si imbatte indipendentemente dalla propria volontà, quelli contro i quali si sbatte la testa. Come era capitato appunto a Freud.

Ma che rapporto c’è fra l’inconscio e l’aporia del nulla?

L’aporia del nulla è appunto un problema filosofico. Probabilmente il più profondo. Il non essere non è, ma con il solo pensarlo lo si tratta come qualcosa che è, appunto come l’oggetto del pensiero. Ed è in questo, nel trattare il nulla come qualcosa, che consiste l’aporia del nulla. Il nulla però può essere pensato, qualora lo si riesca a pensare come inesistente. In questo caso, non è trattato come qualcosa ma appunto come nulla, sicché l’aporia può essere risolta. È quanto fa Severino. Anche l’inconscio è di per sé la sfera dell’impensabile e tuttavia le teorie dell’inconscio in quanto tali mirano a pensarla in qualche modo. Ora, il tema della impensabilità o pensabilità del nulla e il tema dell’impensabilità o pensabilità dell’inconscio sono strettamente connessi. Forse sono addirittura lo stesso tema: un tema che può sembrare astratto ma che racchiude il senso del dolore, del desiderio, della nostalgia, della solidarietà, e di tutto ciò che più intimamente riguarda ciascuno di noi.

Lei ha citato la soluzione severiniana dell’aporia, più volte contestata e altrettante volte ribadita. Come si pone il suo libro rispetto a questa?

La mia intenzione non è fare un passo indietro rispetto alla soluzione severiniana dell’aporia, contestandone la validità, bensì un passo avanti, accettandone dunque la validità, ma affrontando al tempo stesso temi e problemi che si aprono a partire da tale soluzione. Dunque, in questo senso, se mi posso permettere di dirlo, integrandola.