Doriano Fasoli: Berardinelli,
quali sono le prospettive della critica del nuovo Millennio? Che futuro ha la
critica? Può indicarmi i nomi e le linee di tendenza su cui scommettere?
Alfonso Berardinelli: Di solito non
faccio altro che nominare gli scrittori che preferisco. Non ho altra religione,
nessun altro ‘credo’. È tutta una questione di amore e odio. La critica in
fondo non ha altri moventi. Le linee di tendenza su cui scommettere sono, per
me, semplici e vaghe. Si tratta di capire e perfezionare, credo, la propria
singolarità, dato che siamo, irrimediabilmente, dei singoli imperfettamente,
provvisoriamente socializzati. La propria autenticità (se c’è) va recitata
(dato che bisogna esprimerla). Oggi, in fin dei conti, mi sento una specie di
anarchico radicale che per discrezione recita da scettico liberal-democratico…
Ma queste categorie suonano sempre un po’ enfatiche e deformanti…