Luca Buoncristiano è nato a Roma. Giornalista pubblicista, ha lavorato
per RAI TV e Radio RAI e ha pubblicato per diverse testate nazionali. Dal 2002
al 2004 ha collaborato con la fondazione L’Immemoriale di Carmelo Bene, curando
la catalogazione del lascito artistico di Bene. È coautore, con Alessandra
Amitrano, in qualità di illustratore, del libro Mary e Joe (Fazi, 2007). Nel 2012 ha curato, per il quadrimestrale Panta, un’uscita monografica, edita da
Bompiani, che raccoglie interviste a Bene. Libro Rotto, cui si incentra la presente conversazione, è il suo primo romanzo,
pubblicato in questi giorni per i tipi El Doctor Sax: Beat & Books, con prefazione
di Sandro Veronesi.
Doriano Fasoli: Buoncristiano, come è nata l'idea di
questo romanzo?
Luca Buoncristiano: Il libro nasce come
evoluzione della mia creatura Joe Rotto, nata ormai 12 anni fa sul web e
esistita fino ad oggi solo in forma di illustrazione aforistica o filosofica. Ho
sempre considerato Joe Rotto al centro di un'azione nelle sue affermazioni.
Ecco, il romanzo è tutto quello che manca al disegno. Il romanzo è Joe
Rotto in azione ed è la creazione di un mondo. Ho sempre comunque considerato
le mie tavole come delle illustrazioni letterarie, la mia ambizione era quindi
quella di arrivare qui, unendo testo e disegno. Dove il disegno non è illustrazione
ma altro testo a sé. Sono due segni diversi. Ho realizzato un lavoro che è parola, visione e voce insieme.
Puoi dirci, come è
costruito?
Come una
vertiginosa caduta verso un precipizio infinito.
Quali sono i
tuoi riferimenti…
Charles
Bukowski, Charles Addams, Charles Schulz e Charles Manson.
A quale tipo
di pubblico hai pensato durante la stesura?
A me stesso.
Non l'ho mai considerato il pubblico. Detesto l'idea di un pubblico, al
contrario cerco le persone. Pur essendo consapevole di aver realizzato
un'opera pop, non ho mai perso di vista il mio piacere e il mio divertimento.
Ho scritto il libro che avrei voluto leggere.
Quali sono
le tue predilezioni letterarie?
Tante.
Irriassumibili. Amo molto gli scrittori americani, per esempio Henry Miller,
Hunter S. Thompson, Pynchon, Burroughs, Bret Easton Ellis e così via.
Ma sono
circondato da molti fantasmi, credimi.
E quali quelle
musicali…
Anche qui si
può aprire un mondo. Ho 1200 vinili. Posso dire che per il libro ho
saccheggiato Lou Reed che trovo superiore a Bob Dylan come autore di testi, amo Bowie
alla follia e che il Soul degli anni ’60 mi mette in pace con il mondo.
Quanto tempo
hai impiegato a scriverlo?
Quattro
anni. Ma è di più che ci giro intorno. Però negli ultimi quattro anni mi ci
sono messo dentro, con fatica e dolore, e l'ho tirato fuori.
Sei al passo
con la letteratura odierna?
No. Zero
direi.
(Dicembre 2017)
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