![]() |
Giancarlo Micheli L’arciere e altri racconti Effigie, Pavia 2025 94 pp. 14,25 euro ISBN: 9788831976626 |
Il nuovo lavoro di Giancarlo Micheli si compone di tre racconti. Il primo, «L’arciere», è diviso in nove capitoli, il secondo («Il praticante dell’avvocato Lipporelli») e il terzo («Zvedza»), invece, sono sequenze uniche. Il filo rosso che unisce le tre parti in cui è diviso il libro è quanto mai congeniale all’autore, specie alla luce dei suoi lavori recenti, in particolare Pâris Prassède. Molto sinteticamente, si tratta della dissoluzione o autodissoluzione del mondo costruito dall’Occidente nel corso della sua storia e l’emergere di un mondo relativamente nuovo, perché il suo cuore è antico, in realtà. Il passaggio da un mondo all’altro è descritto, come di consueto, utilizzando uno stile letterario che da un lato usa la parola come acido corrosivo del vecchio mondo, e dall’altro immerge il risorgimento del mondo antagonista in un’atmosfera biblica-surreale, ovvero surreale perché biblica, come biblico, al fondo, era il messaggio di Marx e soprattutto del suo maggiore ispiratore, Moses Hess.
Il primo racconto, «L’arciere», si snoda, come un libro giallo, attraverso una serie di morti apparentemente accidentali, che hanno per oggetto dirigenti industriali o comunque personaggi di potere. Nel finale, sullo sfondo di uno scenario da guerra atomica fra Occidente e Oriente, il probabile esecutore si manifesta come un epifenomeno della subcultura woke – il più recente meccanismo di autodistruzione del mondo borghese – che non a caso, disdegnando la tecnologia moderna, usa arco e frecce per realizzare le sue esecuzioni.
Il secondo racconto, «Il praticante dell’avvocato Lipporelli», ha come sfondo la questione dei migranti sbarcati in Italia, i nuovi schiavi visti con l’occhio di chi li ritiene responsabili di ogni malefatta. Di uno di questi rimase vittima, appunto, un giovane praticante dello studio Lipporelli. Egli, entrato in conflitto con uno di questi extracomunitari, al quale aveva ingenuamente offerto il proprio aiuto, rimase vittima delle sue arti di magia nera, al punto che reso folle si cavò gli occhi. Ricordando tuttavia che anche Democrito si rese cieco per vedere meglio – essendo il reale mera illusione – abbiamo inconsapevolmente costruito un ponte per il passaggio a una realtà diversa, quale si profila nell’ultimo racconto.
«Zvedza» è una fabbrica che sta per chiudere, e il terzo racconto segue da vicino il cammino di uno degli operai, Bert, dalla non coscienza, dall’abbrutimento del lavoro ripetitivo della fabbrica e dal conseguente isolamento alla coscienza di classe e alla lotta comune per un futuro immaginato migliore. In questo passaggio dal sonno al risveglio Bert è seguito da una figura ambigua, un predicatore che sembra più un demone, che non a caso si intrufola nella casa di Bert a ogni occasione. Il predicatore è in realtà una sorta di avatar del messaggio biblico, incentrato sulla prossima venuta dei tempi nuovi: tempora repleta sunt, la scure è alla radice degli alberi, ecc. Il predicatore preannuncia a Bert il suo prossimo licenziamento, che puntualmente avviene. Dapprima disorientato, Bert viene costantemente assistito dal predicatore, che si installa a casa sua e lo sostiene nella sua faticosa presa di coscienza. Una volta raggiunta, il demone biblico scompare, e nell’ultima scena vediamo Bert alla testa di un corteo di manifestanti – uomini e giovani donne sorridenti – che fino a quel momento aveva desiderato invano. Davanti a lui, lo striscione con le nuove parole d’ordine: il pensiero è l’ordine del mutamento, l’amore è il disordine dell’immutabile.
Come dicevo, vecchio e nuovo si mescolano nel nuovo lavoro di Micheli. Messa da parte l’analisi economica, che per Marx dava un fondamento reale alla rivoluzione, il nucleo biblico del pensiero di Marx – sul quale Karl Löwith aveva sempre insistito – viene in piena luce, coadiuvato però da due elementi laici, il potere dissolvente del pensiero critico e della passione amorosa. Il futuro ci dirà se questa ricetta per la rivoluzione è migliore della precedente. Nel frattempo teniamoci stretti all’Ecclesiaste – con cui inizia la predica del ‘demone personale’ di Bert – e teniamoci stretti al presente, ovvero al tempo di vivere, cercando di procrastinare più a lungo possibile il tempo di morire.
(Novembre 2025)

Nessun commento:
Posta un commento