15 marzo 2013

«Cordoglio per la scomparsa della Prof.ssa Fiorangela Oneroso»




Cordoglio per la scomparsa della Prof.ssa Fiorangela Oneroso
Data evento: 10 marzo 2013

Il 10 marzo del 2013 è venuta a mancare Fiorangela Oneroso, già Professore Ordinario di Psicologia generale e, per due mandati, Presidente del Corso di Laurea in Filosofia. Il suo profilo è caratterizzato soprattutto dal rilevante contributo dato allo sviluppo e – prima ancora – alla definizione stessa del campo della psicologia. Suo tratto distintivo è stata la capacità di coniugare lo sguardo rivolto verso l'interno della psicologia con l'attenzione a ciò che avveniva all'esterno di essa, dunque al suo nesso con le altre discipline, dapprima con l'epistemologia e le scienze umane, poi con l'estetica e le teorie della letteratura. Fra i più giovani professori ordinari degli atenei italiani – prima a Cassino, poi a Salerno – aveva iniziato la sua carriera di studi nell'ambito delle attività di ricerca promosse dalla professoressa Giulia Villone Betocchi, presso le università di Salerno e di Napoli. A quel periodo risalgono i suoi primi scritti, fino all'impegnativo volume L'oggetto della psicologia nella riflessione marxista (Liguori, Napoli 1979), che dà inizio al riconoscimento dell'importanza della sua ricerca nella sfera più prestigiosa degli addetti ai lavori. Il suo ruolo di docente è segnato dall'aver dato vita a un filone di studi sulle radici teoriche del pensiero psicoanalitico. Al volume Mente e pensiero. Saggi sull'opera di Wilfred Bion (Liguori, Napoli 2004), che raccoglie scritti suoi, di suoi allievi e colleghi, e da lei curato insieme ad Anna Gorrese, è stato assegnato il premio «Gradiva». Alla sistematizzazione e allo sviluppo delle intuizioni più feconde del pensiero di Ignacio Matte Blanco sono dedicati alcuni suoi volumi personali, Nei giardini della letteratura (Clinamen, Firenze 2009), in parte Memoria, tempo, desiderio (Idelson Liviana, Napoli-Padova 1992), e alcuni volumi collettivi da lei ideati e curati insieme a Pietro Bria – nell'ambito di un collaborazione fra l'Università di Salerno e l'Università Cattolica del «Sacro Cuore» di Roma – a partire da L'inconscio antinomico (Franco Angeli, Milano 1999), con la partecipazione di alcuni fra i protagonisti più importanti della cultura italiana ed europea. Negli ultimi anni, ha pubblicato due raccolte di poesie: Inoltre (Anterem Edizioni, Verona 2010), Intus (idem, 2011).

L'altissimo esempio di studiosa e di docente, l'assoluta onestà intellettuale, il singolare, inconfondibile modo di sintonizzarsi sulle istanze più profonde dei suoi interlocutori, studenti o docenti che fossero, fanno della sua stessa figura una preziosa eredità per tutti coloro che l'hanno conosciuta.
Università degli Studi di Salerno

11 marzo 2013

«Critica e ricerca su Haruki Murakami online: poco sostegno» di Nicola D'Ugo


Nakata mostra ai gatti Kawamura e Mimì
una foto di Goma. Illustrazione di Lisa Ito.









Quando scrivo su Haruki Murakami mi rendo conto dello scarso contributo degli studiosi della cultura giapponese su internet. Non so se questo valga anche con le riviste. Ne ho collezionate tante nella vita, ma non essendo come i libri fatti bene, le ho regalate alle biblioteche o buttate nel cassonetto della spazzatura. Una volta facevano pamphlet più o meno clandestini che circolavano a iosa per esprimere le proprie idee. Poi venne la stampa liberale. Ora c’è internet, i blog, i social network, e fuori da questo ambito ogni intervento è marginale. L’affidabilità dei notiziari, e anche la loro rapidità informativa, vien meno.

La critica che oggi non circoli su internet ha la pretesa di diventare un classico, di accedere alla Biblioteca di Alessandria d’Egitto, che, secondo quest’ottica, dovrebbe amorevolmente darle una carezzina sul capo o sulla costa e catalogarla nella sua cuccetta dorata. Intanto a Palo Alto conservano tutto quel che si scrive su internet, questa mia esternazione inclusa, e la mandano in digitale alla Library of Congress di Washington.

Qualche mese fa mi sono occupato, senza aver conoscenze del giapponese, della parola ‘goma’ in Murakami, fondamentale in un suo romanzo, ma su cui nessuno, quantomeno in italiano e in inglese, ha scritto nulla. Nel senso che voleva dire semplicemente ‘sesamo’ e che salvare una gattina di nome Sesamo, ed accarezzare una pietra come una gattina (ma anche come la lampada di Aladino) bisbigliandole una parola magica, era un modo per aprire una porta d’accesso che salvasse il protagonista. Ora, i traduttori di Kafka sulla spiaggia in inglese e in italiano il nome della gattina non l’hanno tradotto ed è rimasto Goma anziché, rispettivamente, Sesame e Sesamo.

Certo, si capisce che ai traduttori il nome Goma per una gattina può suonar bene, magari è frequente pei gatti nipponici, i traduttori hanno una gran fretta, l’editore vuole la traduzione, e, col fiato sul collo, loro non hanno capito il riferimento dell’autore ad Alì Babà, e alla fin fine devono consegnare il lavoro e buona notte al secchio piuttosto che alla lampada. E si capisce pure che quei traduttori non intervengano a rettificare il loro errore, dovendo scaricar poi le colpe sulla fretta che gli ha imposto l’editore. L’affidabilità loro, per questi e altri motivi, è dubbia.

Però poi ritoccherà fare la traduzione sulla base di quel che scriviamo e diciamo io e altri analizzando il romanzo, perché l’ingenuità, in questo e in altri ambiti, ha le gambe più o meno corte. Uno dei pochi interventi interessanti sul romanzo di Murakami che abbia letto è di John Updike; per il resto si tratta solo di interviste preziose a Murakami stesso, o di qualche suo saggio esplicativo. Insomma, la comunità critica – abituata qual è ad usare le mani in luogo delle nuove forchette come i romani antichi nell’imbandita tavola – continua a scrivere su riviste storicamente importanti, ma che oggi non hanno alcuna importanza se non per far carriera, ossia far punti per metterli nel curriculum o per presentarli, come avviene da noi, in un concorso pubblico.