Sandra Petrignani, autrice negli anni Ottanta e Novanta del romanzo postmoderno Navigazioni di Circe (Theoria, 1987; Premio Elsa Morante, «Opera prima»), dell'incantevole Il catalogo dei giocattoli (Theoria, 1988), del preveggente Vecchi (Theoria, 1994), di interviste alle grandi scrittrici italiane raccolte ne Le signore della scrittura (La Tartaruga, 1984), è nata a Piacenza nel 1952. Vive a Roma e nella campagna umbra. Le sue opere più recenti sono: l'autofiction Dolorose considerazioni del cuore (Nottetempo, 2009); e il vagabondaggio E in mezzo il fiume. A piedi nei due centri di Roma (Laterza, 2010). Nel catalogo Neri Pozza: il fortunato La scrittrice abita qui (2002), pellegrinaggio nelle case di grandi scrittrici del Novecento; i racconti di fantasmi Care presenze (2004); il libro di viaggio Ultima India (Baldini & Castoldi, 1996); e il recente volume intitolato Addio a Roma (2012), che ci ha fornito il pretesto per intervistarla.
Doriano Fasoli: Petrignani, a quale «Roma» lei dice «addio»?
Sandra Petrignani: A quella bellissima e miserabile degli anni Cinquanta, quella che usciva dalla guerra, dall’occupazione, dalla tragedia collettiva, e tornava a sorridere. Quella che senza soldi in tasca aveva grandi ambizioni artistiche e le realizzava in ogni campo, diventando un polo d’attrazione culturale per il mondo intero. E anche a quella degli anni Sessanta: delle rivolte e delle contestazioni, letterarie e sociali. L’ultimo periodo in cui la letteratura ha creduto in se stessa (collettivamente intendo, non solo per i singoli scrittori), anni in cui l’arte è stata vivacissima.