12 settembre 2009

«'V. e altre poesie' di Tony Harrison» di Nicola D'Ugo


[Harrison, Tony, "V" e altre poesie, Einaudi, Torino 1996, XXII-194 pp.]

Tony Harrison, nato a Leeds nel 1937, è uno dei più noti poeti inglesi. Per lui fare poesia è prender atto della globalizzazione degli interessi extranazionali da un lato e, dall'altro, assumere, attraverso l'espressione poetica, la propria posizione. Il suo linguaggio, a partire dal lessico, è quello del parlante comune, le sue riflessioni sono rivolte al lettore comune.

La sua non è poesia di ricerca espressiva, non più di quanto il sacrificio personale di qualunque scrittore richieda: è piuttosto un mezzo che permetta di riflettere con più intensità di quanto l'usa-e-getta della cronaca e dei proclami televisivi possano fare, ondeggianti gli uni sugli altri, persi in un mare di significazioni frammentarie, contraddittorie, superficiali.

A questo, egli oppone la sua estetica, trovando congeniali pubblicazioni sui quotidiani inglesi, come ad esempio, quelle sul Guardian del 5 e 18 marzo 1991, entrambe dedicate alla Guerra del Golfo: "Initial Illumination" e "A Cold Coming".

Il 5, la critica di Harrison contro:

. . . George Bush,
la cui parola illuminò il cielo a mezzanotte,

è netta:
ricordino, tutti quelli che celebrano,
che le buone notizie loro sono quelle cattive di altri
o la luce non albeggerà mai per l'umanità meschina (p. 149).

Pochi giorni dopo, Harrison va oltre, con quasi una pagina di giornale accompagnata dalle illustrazioni di Kranze. È "A Cold Coming" (Un freddo venire), in cui il «venire» rappresenta la missione occidentale in Kuwait, ma, anche, la venuta di sperma nelle fialette che i marine hanno lasciato alle loro mogli in America, e, ancora, richiama il contrasto con la venuta evangelica dei Magi:

Betlemme in fiala di un millennio maledetto
da Cruise e da Scud, che raggela ogni venire (p. 165).

Un brano deciso, colloquiale, articolato, dal linguaggio spinto e dalla scansione mozzafiato, in cui Harrison adotta quattro elementi funzionali di presa sul vasto pubblico: l'orrido (un soldato iracheno carbonizzato che rilascia un'intervista), il pornografico (sesso in fialetta e a letto), la forma giornalistica dell' «intervista esclusiva», le quartine a rima alternata che hanno fatto la plurisecolare fortuna della poesia argomentativa inglese. Anche l'orrida immagine del morto è alla portata del lettore: una foto di Kenneth Jarecke pubblicata sull'Observer.

In "V." (ovvero «versus», contro), di una diecina d'anni prima, i giovani teppisti che imbrattano di scritte offensive le tombe dei genitori di Harrison, inneggiando, con un ben noto graffitismo anonimo, alla propria squadra di calcio, diventano il pretesto per meditare sulle conseguenze dell'ultimo sgretolamento sociale inglese (dovuto anzitutto alla disoccupazione), sulla violenza che genera violenza, sulla cesura comunicativa fra classi, squadre, generazioni, sessi, linguaggi. Il curatore del volume, Massimo Bacigalupo, senza attenersi strettamente agli schemi delle rime e ritmici, osserva con rigore il funzionamento delle strofe, rendendo al lettore una traduzione scorrevole e pregevolissima.

[ puoi scaricare e leggere la recensione nel formato editoriale originale cliccando -> scarica PDF ]

[pubblicato in: Avvenimenti, n. X/36, 24 settembre 1997, p. 68.]


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