20 giugno 2017

«Pensieri di uno psicoanalista irriverente. Intervista con Antonino Ferro» di Doriano Fasoli



Antonino Ferro, full member dell’International Psychoanalytic Association, è stato presidente della Società Psicoanalitica Italiana (SPI). Nel 2007 ha ricevuto il prestigioso premio internazionale Mary Sigourney Award. Ha pubblicato, fra gli altri, per i tipi Raffaele Cortina Tecnica e creatività (2006), Evitare le emozioni, vivere le emozioni (2007) e Le viscere della mente (2014), tutti tradotti in varie lingue.

Doriano Fasoli: Dottor Ferro, come nasce questo libro, Pensieri di uno psicoanalista irriverente, pubblicato in questi giorni da Raffaello Cortina?

Antonino Ferro: Questo libro nasce dall’incontro con un giovane analista, il dottor Luca Nicoli, che si è posto il problema di approfondire certi temi della psicoanalisi cercando di avere il massimo grado di sincerità nelle domande; intendo: senza camuffarsi dietro teorie o dietro qualcosa di prestabilito, precotto. Quindi nasce come tentativo di poter essere sinceri rispetto quello che è oggi la psicoanalisi, sia da un punto di vista teorico sia da un punto di vista della pratica clinica di ogni giorno.

A quale tipo di pubblico si rivolge?

Credo che questo libro abbia la fortuna di poter essere letto a diversi livelli, nel senso che il lettore più ingenuo troverà delle risposte a delle domande che probabilmente si è posto da un punto di vista più pratico di vari aspetti della terapia psicoanalitica. Il lettore, come dire, in qualche modo più informato, o addirittura il lettore del medesimo campo – intendo apprendisti analisti o analisti già formatati, – potrà cogliere anche delle sfumature per quanto riguarda aspetti critici oggi in psicoanalisi, punti di contradizione e modelli differenti con i quali ogni analista si trova quotidianamente a confrontarsi; e senza negare, anzi cercando di sottolineare, quelli che possono essere i punti di attrito, i punti di divergenza, sempre con lo sguardo aperto a ciò che ancora non sappiamo.

La psicoanalisi è stata sovente presa di mira, criticata, attaccata. Tra i suoi numerosi detrattori chi bisogna annoverare? I portabandiera delle terapie cognitivo-comportamentali, tanto per fare un esempio?

La psicoanalisi è stata molto criticata in vari momenti, in varie situazioni e in varie nazioni, ma ho l’impressione che da queste critiche ne sia sempre uscita rinforzata. Credo che queste critiche possano fare soltanto bene alla psicoanalisi per contribuire a metterla di più al passo con i tempi, aiutandola in quella che forse per la psicoanalisi è l’operazione più difficile, ovvero quella di rinnovarsi. Come analisti noi chiediamo al paziente di cambiare, cambiare, cambiare; e poi come analisti siamo sempre estremamente restii rispetto ad ogni forma di cambiamento, rispetto ad ogni cambiamento teorico, tecnico, rispetto ad ogni innovazione. Basta pensare alle analisi via Skype. Quindi direi che ben vengano le critiche, ma credo che la psicoanalisi continui a godere di ottima salute.