Antonino Ferro, full member dell’International
Psychoanalytic Association, è stato presidente della Società Psicoanalitica Italiana
(SPI). Nel 2007 ha ricevuto il prestigioso premio internazionale Mary Sigourney
Award. Ha pubblicato, fra gli altri, per i tipi Raffaele Cortina Tecnica
e creatività (2006), Evitare
le emozioni, vivere le emozioni (2007) e Le
viscere della mente (2014), tutti tradotti in varie lingue.
Doriano Fasoli:
Dottor Ferro, come nasce questo libro, Pensieri
di uno psicoanalista irriverente,
pubblicato in questi giorni da Raffaello Cortina?
Antonino Ferro: Questo
libro nasce dall’incontro con un giovane analista, il dottor Luca Nicoli, che
si è posto il problema di approfondire certi temi della psicoanalisi cercando
di avere il massimo grado di sincerità nelle domande; intendo: senza camuffarsi
dietro teorie o dietro qualcosa di prestabilito, precotto. Quindi nasce come
tentativo di poter essere sinceri rispetto quello che è oggi la psicoanalisi,
sia da un punto di vista teorico sia da un punto di vista della pratica clinica
di ogni giorno.
A quale
tipo di pubblico si rivolge?
Credo che questo libro abbia la fortuna di poter
essere letto a diversi livelli, nel senso che il lettore più ingenuo troverà
delle risposte a delle domande che probabilmente si è posto da un punto di
vista più pratico di vari aspetti della terapia psicoanalitica. Il lettore,
come dire, in qualche modo più informato, o addirittura il lettore del medesimo
campo – intendo apprendisti analisti o analisti già formatati, – potrà cogliere anche delle sfumature per quanto riguarda
aspetti critici oggi in psicoanalisi, punti di contradizione e modelli
differenti con i quali ogni analista si trova quotidianamente a confrontarsi; e
senza negare, anzi cercando di sottolineare, quelli che possono essere i punti
di attrito, i punti di divergenza, sempre con lo sguardo aperto a ciò che
ancora non sappiamo.
La
psicoanalisi è stata sovente presa di mira, criticata, attaccata. Tra i suoi
numerosi detrattori chi bisogna annoverare? I portabandiera delle terapie
cognitivo-comportamentali, tanto per fare un esempio?
La psicoanalisi è stata molto criticata in vari
momenti, in varie situazioni e in varie nazioni, ma ho l’impressione che da
queste critiche ne sia sempre uscita rinforzata. Credo che queste critiche
possano fare soltanto bene alla psicoanalisi per contribuire a metterla di più
al passo con i tempi, aiutandola in quella che forse per la psicoanalisi è
l’operazione più difficile, ovvero quella di rinnovarsi. Come analisti noi
chiediamo al paziente di cambiare, cambiare, cambiare; e poi come analisti siamo
sempre estremamente restii rispetto ad ogni forma di cambiamento, rispetto ad ogni
cambiamento teorico, tecnico, rispetto ad ogni innovazione. Basta pensare alle
analisi via Skype. Quindi direi che ben vengano le critiche, ma credo che la
psicoanalisi continui a godere di ottima salute.