21 gennaio 2013

«Intus. Intervista a Fiorangela Oneroso» di Doriano Fasoli


Fiorangela Oneroso è ordinario di Psicologia Generale nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Salerno. Si è da sempre occupata di questioni teoriche ed epistemologiche riguardanti il rapporto tra il campo delle scienze e quello della creatività artistica. Nell'ambito specifico delle teorie psicoanalitiche ha studiato in particolare il pensiero di Ignacio Matte Blanco, teorico della bi-logica, per gli aspetti che riguardano la riflessione sui nessi tra pensiero razionale e pensiero emozionale, e sulle relative forme di conoscenza. Per ciò che attiene l'influenza delle emozioni nei processi conoscitivi ha esplorato problematiche inerenti al campo dell'arte e della letteratura alla luce delle diverse estetiche e delle diverse poetiche. Fra i suoi lavori più recenti: i due volumi curati con Anna Gorrese nel 2004 Mente e pensiero. Incontri con l'opera di W. R. Bion (premio Gradiva) e Le emozioni fra cognitivismo e psicoanalisi; «Emozioni e reversibilità: l'origine e la coscienza del tempo» (2007); Nei giardini della letteratura (2009); «Il tempo, la coscienza, l'estasi» (2010).
Pretesto del mio incontro con la studiosa (che vive a Roma), la pubblicazione recente (presso Anterem Edizioni) della sua seconda raccolta poetica, intitolata Intus.

Doriano Fasoli: Come considera la sua poesia nell’ambito della poesia contemporanea?

Fiorangela Oneroso: La poesia contemporanea contempla un’ampia varietà di forme e di ritmi, e al suo interno convivono orientamenti diversi. Si va da una poesia che si manifesta in un certo senso come narratività colloquiale, quasi prosa, che utilizza parole dell’uso quotidiano, a una poesia ancora fortemente lirica e fondata sull’«io» in rapporto dialettico con il «tu», con il «voi» e con il «noi», con «le cose», con «il mondo», in cui quel che importa è il sentire soggettivo, l’introspezione, la percezione e, in ultima analisi, il significato. Ma vi è anche una poesia centrata essenzialmente sulla parola, sul ritmo, sul tono, una poesia che nel suo impianto formale, pur a diversi livelli, può sia tener conto del contenuto, sia ignorarlo del tutto.

20 gennaio 2013

«Risa Wataya, 'Install'» di Nicola D'Ugo






 Install
 Risa Wataya
 Einaudi
 Torino 2006
 Traduzione di Antonietta Pastore
 EUR 8,50
 128 pp.
 ISBN: 88-06-17985-3






Sono incappato in Risa Wataya leggendo 1Q84 di Murakami, per certi tratti comuni con uno dei suoi personaggi: Wataya, come la Fukaeri di Murakami, è una scrittrice che ha vinto a diciassette anni un importante premio della narrativa per esordienti indetto da una rivista letteraria giapponese. Il romanzo di Haruki Murakami è del 2009-2010; Wataya vinse il premio della rivista Bungei con Install nel 2001. Due anni dopo, questa giovane scrittrice ha vinto anche il prestigiosissimo Premio Akutagawa (di cui si parla in lungo e in largo in 1Q84) con la sua seconda opera narrativa, Solo con gli occhi, anch'essa una novella. Questo secondo premio ha fatto di Wataya l'autore più giovane ad averlo vinto. Risa Wataya è anche nata nel 1984, una curiosa coincidenza con l'ambientazione di 1Q84. Murakami non è uno scrittore allegorico, ma, per sua stessa dichiarazione, «metaforico»: procede cioè per somiglianze, tratti sincretici, punti di contatto interni ed esterni alle sue narrazioni. Sarebbe ardito e fuorviante pensare che il personaggio di Fukaeri sia una raffigurazione di Wataya, nonostante, per gioco, quest'ultima appaia come Fukaeri nell'opuscolo che l'editore giapponese di Murakami ha dedicato a 1Q84.

Install è una narrazione che non può accampare grandi pretese nell'ambito letterario maggiore. È scritta però bene, attraverso una serie di espedienti narratologici maturi, ma che in parte finiscono col ritrovarsi lì nelle pagine per accumulazione retorica piuttosto che per innovazione espressiva. Per un autore di diciassette anni è senz'altro un buon racconto, è chiaro. La trama si incentra sulla protagonista, anch'essa diciassettenne, che marina la scuola a tempo indeterminato e incontra nel palazzo un bambino che le propone di fingersi una prostituta oberata da lavoro e attività domestiche, e fare della chat erotica in vece della signora, alternandosi con lui a scopo di lucro.

Wataya offre un quadro della visione adolescenziale e una serie di topoi giapponesi interessanti, in via propedeutica, per noi occidentali. Il suo linguaggio è asciutto e anche sboccato, ricco di ironia, dettagli ambientali e situazioni buffe. Ma non va oltre questi elementi, pur pregevoli, a mio modo di vedere. Riguardo al romanzo di Murakami che mi ha spinto a leggere questo libricino, Install non offre un contributo significativo per intendere il carattere complessivo di 1Q84, ma solo alcune questioni relative agli scrittori giapponesi di nuova generazione.

Nicola d'Ugo



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[pubblicato in: Notizie in... Controluce, n. XXII/1, gennaio 2013, p. 22)